NATURALIA (O DELLE COSE NATURALI)

La preziosa personale di Angelo Maisto in mostra al Palazzo Conti Martini di Mezzocorona

Il Palazzo Conti Martini è una prestigiosa dimora gentilizia che sorge nella borgata di Mezzocorona, nella Piana Rotaliana e a un passo da Trento. Edificato intorno alla seconda metà del Seicento, protetto da una leggendaria quercia, conserva ancora gli arredi originali della Casata De Vescovi prima, e dei Conti Martini fino a pochi anni fa, con una notevole stratificazione di arredi e decori. A Mezzocorona, quando arriva settembre, si celebra il Teroldego, "Principe dei vini" e fiore all'occhiello della zona, in cui i nobili vivevano del nobile frutto della terra, e in cui i valori agricoli si sposano con il gusto aristocratico. Proprio per questo, in occasione della festa del SETTEMBRE ROTALIANO, i percorsi enogastronomici si coniugano con le vie dell'arte e della cultura, e il Palazzo Conti Martini apre le sue porte all'arte contemporanea.

Curiosando tra le sale del Palazzo, quando siamo stati invitati a presentare un progetto espositivo, l'associazione tra i fiori dipinti sulle boiserie di alcune stanze e il tocco delicato di Angelo Maisto è stata così spontanea che abbiamo immediatamente pensato a una mostra in cui "le cose naturali" fossero protagoniste, popolandosi dei personaggi artificiali creati dall'artista.

Piccolo focus su Angelo Maisto: artista partenopeo, classe 1979, citando il critico Valerio Dehò, che ha recentemente curato una sua personale (NdR: Diakosmesis, Palazzo Mezzacapo, Maiori SA), Maisto non esita a portare il popolo muto delle cose dentro un'idea organica dell'arte. Quest'ultima serve letteralmente a dare vita. Fa nascere creature che prima non c'erano, dà leggerezza a ciò che era pesante e vita a ciò che era immoto. Basti questa frase per comprendere l'impegno dell'artista a selezionare frammenti di vita quotidiana e assemblarli per creare un nuovo ordine cosmico. Il fulcro del lavoro di Maisto, però, prosegue con la classificazione rigorosa di un alfabeto personalissimo, elaborato con precisione enciclopedica e tradotto, nei suoi acquerelli più recenti, in una nuova dimensione narrativa.

Così ad accoglierci nella prima sala allestita è il Caballus Florens, una scultura dalla lunga gestazione che vede protagonisti un rocchetto di spago, la radice di un albero, e variopinti fiori di tessuto; un fiore di Magnolia, circondato da animali "maistiani" come la Lepidoptera Maisti e il Cucchiapotamo, troneggia accanto a un'antica stube, e le più svariate specie animali e vegetali animano le stanze da letto, dipinte con tratti di acquerello puro che richiedono non solo la dedizione dell'artista, ma soprattutto l'attenzione di chi guarda.

Ciò che colpisce, nel lavoro di Maisto, è ritrovare negli acquerelli gli stessi soggetti, tridimensionali, delle sculture: se forti sono i riferimenti agli enciclopedisti e ai naturalisti, come l'Aldrovandi, e ai periodi in cui l'arte era al servizio della scienza, e l'una non poteva essere senza l'altra, ancora più presente è la maniacalità fiamminga nell'inventare nuovi mondi, nuove storie e piccoli esseri antropomorfi che si affaccendano senza sosta a mescolarsi e a confondersi empaticamente con la natura, con quel ricco mondo di naturalia che molto spesso, nell'epoca cui Maisto si ispira, erano oggetto di selezione e collezione. Come una wunderkammer, il secondo piano del Palazzo custodisce meraviglie nascoste, in cui l'intervento di Maisto è più sottile, ma non meno presente: intorno alla credenza, accanto al leggio, e, in fondo, nella Cappella, l'artista colloca i suoi piccoli capolavori, quasi un'offerta a quelle stanze festose che ospitano la sua mostra.