Al calar del giorno il terribile Miniraptor Septolingualis, volgarmente chiamato “l’Uccellatore”, apprestò il suo covo di caccia in un profumato sottobosco di pruni e felci, protruse allo spasimo tra i varchi dei fitti sterpi l’organo predatorio, una sorta di glottide a becco intorcinato ed estensibile, con l’avvilente risultato che le altre specie rare del territorio, anziché rimanerne avviluppate tra le spire, vi si posarono placidamente a riposare, al fresco della sera.