SOLOMOSTRY | Rifugio momentaneo
Jul 19, 2024 → Sep 22, 2024, Forte di Civezzano (Tagliata superiore)
Jul 19, 2024 → Sep 22, 2024, Forte di Civezzano (Tagliata superiore)
La silhouette stilizzata di una figura nera si staglia imponente sulla tela bianca.
La campitura compatta, che cela l’identità del personaggio, è interrotta solo dall'insieme intricato di linee che ne formano il volto. Nonostante venga ritratto in una posa stante e ieratica, il soggetto dell’opera Rottura della monotonia è frutto di un’azione dirompente. Infrangendo ogni schema compositivo conosciuto, esso rappresenta l’uomo del cambiamento, il portatore di novità che affiora dall’oscurità per indicare una direzione alternativa.
Solomostry ha un’identità artistica molto definita: nel suo lavoro, ricorrenti tratti decisi e segmentati individuano fisionomie che diventano simbolo, una sorta di marchio che ha origine dall’immaginario urbano. Degli stilemi propri del panorama artistico in cui Solomostry si è formato, assumendone la velocità del tratto, l’uso del colore, e le tecniche pittoriche, l’artista porta con sé la precisione e la riconoscibilità del segno per tracciare un percorso, più riflessivo, in cui l’arte diventa rifugio espressivo privilegiato, un luogo mentale in cui sperimentare e da cui uscire per potervi rientrare, a piacimento, dalla porta secondaria.
Attraverso la scelta di medium più tradizionali, reinterpretati e contaminati da influenze metropolitane, Solomostry approda a una pratica consapevole, più matura e meditativa. Il misterioso personaggio, generato dall’apertura di un varco fra le linee dipinte, diventa così spirito guida di questa rivoluzione, e rimarrà forse un unicum nella sua produzione. Ora, i modelli e l’ispirazione a cui l’artista fa riferimento, non provengono esclusivamente dalla scena underground, ma da una commistione di linguaggi che si inseriscono nel solco della grande arte italiana del secondo Novecento. In quella temperie culturale, maestri dell’informale del calibro di Giuseppe Capogrossi avviarono la riflessione sul segno puro, liberando l’arte dai dogmi e concentrandosi sull’estetica della forma e sugli elementi fondanti dell’opera.
Con un atto di auto-riconoscimento che segue di pari passo una forte presa di coscienza sulla propria poetica, Solomostry schiera in campo le sue ‘entità mostruose’ che, proprio in quanto indefinite, si prestano a una serie illimitata di possibilità rappresentative. Sono Individui - così intitolati dall’artista - all’interno di una collettività, sono unici e singolari, ma possono permettersi il lusso dell’anonimato, non hanno sesso né età. Sono, in un certo senso, i numi tutelari della “società liquida” contemporanea. Sono i metronomi che misurano gli impulsi della storia sul vissuto personale dell’artista. Il nuovo corpus di opere, pensate per un luogo espositivo non convenzionale come il Forte di Civezzano, ha permesso a Solomostry di scavare dentro di sé, concedendosi la libertà di uscire dagli schemi, e di rinnovare completamente la sua gamma cromatica, sperimentando una palette più vicina alla natura. All’interno del Forte si ricrea quindi l’atmosfera di un intimo rifugio, che assurge alla nuova funzione di studio d’artista, tanto da lasciarne avvertire perfino l’odore dell’olio fresco.
L’introduzione del piccolo formato gli consente una maggiore concentrazione su ciascun pezzo, in un esercizio di composta lentezza: meticoloso come un calligrafo, Solomostry ricompone il suo alfabeto con nuova linfa.
L’uso del nero, che inizialmente caratterizzava le composizioni pittoriche, esasperato in Rottura della monotonia, nel più recente ciclo di opere si evolve in puro colore.
Infine, la terracotta assume, tra le mani dell’artista, le forme arcaiche della torre e della cupola, architetture che richiamano a concetti di auto-difesa e protezione. Luoghi funzionali non solo per ripararsi da ciò che sta avvenendo fuori, ma anche per organizzare una piccola rivoluzione, nella “convinzione che” - citando Zygmunt Bauman - “il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza”.
Camilla Nacci Zanetti
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