MARGHERITA PAOLETTI & ENRICA BORGHI | Fandango
Aug 9, 2019 → Jul 22, 2019, Forte di Civezzano (Tagliata superiore)
Aug 9, 2019 → Jul 22, 2019, Forte di Civezzano (Tagliata superiore)
La scultura di un abito senza abitante e il dipinto di una donna senza vestiti cominciano a danzare. Le note sono quelle di un Fandango basco, ballo tradizionale in cui due persone, l’una di fronte all’altra, si muovono con passi speculari senza mai toccarsi. Nel Fandango – parola che si pronuncia nello stesso modo in tutto il mondo – il cerchio ideale composto dai primi due ballerini si amplia gradualmente con l’arrivo di altri danzatori.
Le presenze che aleggiano nella mostra al Forte di Civezzano sono legate al mondo femminile, senza esserne rigidamente intrappolate; a dare loro corpo sono le artiste Enrica Borghi e Margherita Paoletti, protagoniste di un muto dialogo che le porta a confrontarsi con sé stesse, e con il proprio essere donna.
Enrica Borghi, piemontese classe 1966, ha cominciato negli anni Novanta a fare del rifiuto un’arte, concentrandosi su alcuni elementi che rimandano immediatamente alla sfera estetica: il vestito, l’orpello, la capigliatura, la manicure; attraverso il recupero e la ricomposizione di materiali di scarto, l’artista compie un’operazione performativa che pone l’accento su tematiche quali l’ecologia e l’ambiente.
Un’altra costante è data dai riferimenti a figure che si collocano a metà tra l’umano e il divino, evocandone a un primo livello di lettura l’iconografia tradizionale, e reinterpretandone la visione attraverso il filtro dell’immagine della donna contemporanea. Così l’”Ofelia” di Enrica Borghi è un abito di bottiglie di plastica, che sembra galleggiare nello spazio circostante con la leggerezza di un dipinto preraffaellita, ma manca il corpo dell’eroina shakespeariana, che rimane solo nell’eco del titolo dell’opera. Nello stesso modo le sculture di “Venere” ricordano la dea della bellezza, ma il loro aspetto è occultato da una corazza di unghie finte colorate che le ricoprono completamente. Sembra che a queste donne manchi qualcosa per essere complete, qualcosa che viene ricercato affannosamente nell’esteriorità, ma che si rivela essere futile, come lo straccio (ammiccamento alla celebre scultura di Pistoletto?) acconciato a mo’ di turbante su una delle loro teste.
Infine, l’elemento luminoso: se gli ideali connessi all’estetica sono accecanti e fuorvianti, Enrica Borghi realizza le sue “Luci d’artista”, facendo chiarezza su ciò che conta davvero, il rispetto per sé stessi e per la natura.
La ricerca di Margherita Paoletti, nata a Fabriano nel 1990, si concentra totalmente sull’interiorità, quasi a radiografare quell’”essenziale invisibile agli occhi” che solo l’artista riesce a scovare nelle persone, a partire dai sogni. Nella sua serie “Ombre di sogno”, i visi dei suoi soggetti sono infatti celati e resi irriconoscibili dalla proiezione delle immagini elaborate dalla mente durante la notte, identificate da Margherita con fiori, differenti per ciascuno e ricchi di simbologie intrinseche.
Il progetto si sviluppa ulteriormente con la video-animazione “Visage”, in cui da una macchia di colore colata su una pagina bianca si sviluppa il viso di una donna, a sua volta ricoperto da variopinte fiorescenze. Nelle sculture in ceramica il pensiero impalpabile si estende dalla mente a tutto il corpo, impossessandosi degli organi e preludendo a una narrazione biografica che sembra essere scritta nel DNA delle piccole donne ideali rappresentate dall’artista.
Seguendo questa ispirazione, Margherita Paoletti si è quindi rivolta alle “sue” donne, persone reali che fanno parte della vita quotidiana, o che sono per lei fonte di ispirazione, ritraendole attraverso la loro storia vissuta, senza descriverne l’aspetto esteriore.
È ancora una volta la natura ad abitare i loro corpi, tratteggiando in ciascuna elementi unici ed elementi comuni. L’artista invita i suoi soggetti – a cui non verrà mai rivelato il ritratto corrispondente – a riconoscersi nell’una o nell’altra donna, oppure a identificarsi tutte in un’unica “grande madre”.
Alle figure femminili senza età di Enrica Borghi e Margherita Paoletti, libere da rigidi stereotipi è dedicata “Fandango”, affinché il cerchio composto dalla complementarità di esteriore e interiore possa aprirsi ad accogliere infinite persone, rendendoli consapevoli di tutta la carica emotiva legata al processo generativo, e al ritmo naturale delle cose.
Camilla Nacci
Events, Posted on 19/09/2019
by Cellar Contemporary
In occasione del finissage della mostra "Fandango", domenica 22 settembre alle 15:00 si terrà un laboratorio di stampa a cura di Margherita Paoletti
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