Sono le cinque, al massimo le cinque e trenta quando suona la sveglia. Una tazza di thé verde, una scrollata alle nuove email in arrivo dall’Europa, uno zapping tra i telegiornali delle prime ore, alla ricerca di una buona notizia. Una corsa per "entrare nel mondo reale", una doccia e un packet lunch da portare con sé nel mondo altro, quello fantastico auto-creato giorno dopo giorno, il suo studio. La giornata ideale di Austin Eddy comincia presto, ché le buone idee arrivano al mattino.
L’aria diffusa dai ventilatori profuma di colori freschi, tanto che anche a occhi chiusi si potrebbe intuirne l’intensità. La scelta della palette cromatica arriva prima di tutto, prima dell’opera. Per questo, nei lavori di Austin Eddy, si respira l’armonia. L’ispirazione arriva, lenta. Matisse e Picasso rivivono idealmente la loro storica rivalità tra le campiture dell’artista; Mirò è sempre presente, ma talvolta è necessario dimenticarsi dei propri modelli, alla ricerca di nuove espressioni. Austin abbandona la carta, raccoglie alcuni frammenti di legno e comincia ad assemblarli. Soggiunge un’intuizione, riprende a dipingere, pensando al simbolo del fungo come creazione spontanea e misteriosa della natura, qualcosa di così libero che non si può controllare. Ritorna all’assemblaggio. Si fa largo un’altra intuizione, legata questa volta non tanto alla ricerca di un soggetto, quanto al senso di spazio, di insieme di pensieri a cui trovare un nido, una collocazione: è il luogo da sogno per eccellenza, il giardino. Legato all’ambito del meraviglioso, il giardino è la mano dell’uomo sul creato, ha un confine ben delimitato, oltre il quale svanisce l’incanto. È colore, casa di esseri fantastici che vi si nascondono, è geometrico alla francese, è sorprendente all’italiana, è selvatico all’inglese, e tutti questi elementi si trovano insieme nelle opere di Austin Eddy: l’importanza della composizione e della simmetria, l’aspetto inatteso, la libertà nella ricerca dei materiali. In un giardino tutto diventa prezioso, anche il più piccolo tassello di legno.
L’artista procede per accostamenti visionari che partono da spunti reali per raggiungere un alto livello di astrazione. Si accendono le luci di New York, sintetizzate da una lampadina colorata avvitata su un "Fungo di Legno". Su un altro, il meccanismo di un orologio scandisce lentamente il tempo, aprendo un varco tra il giardino immaginario di Austin e la città che lo attende, fuori.
Un nuovo ciclo di opere è pronto per essere realizzato.
Camilla Nacci