“And so life is reckoned as nothing. Habitualization devours work, clothes, furniture, one’s wife, and the fear of war. [...] And art exists that one may recover the sensation of life; it exists to make one feel things, to make the stone stony. The purpose of art is to impart the sensation of things as they are perceived and not as they are known. The technique of art is to make objects ‘unfamiliar,’ to make forms difficult, to increase the difficulty and length of perception because the process of perception is an aesthetic end in itself and must be prolonged.”
from the Tolstoy's Diary
La ricerca artistica di Francesco Zanatta espolra la relazione emozionale tra oggetti, luoghi e il sè. È una negoziazione attiva con il mondo, uno che scopre nuovi vaori e significati sorprendenti. Negli ultimi anni, ha collezionato vari oggetti - disegni, studi, scritti, fotografie e scarti organici - che hanno gradualmente contribuito al suo linguaggio visuale. Questa collezione forma un archivio, un sistema di note visive, e una strategia per sfruttare il quotidiano, spesso modellato da catene di eventi e incontri inaspettati. Ne "L'arte come procedimento" di Viktor Shklovsky (1917), egli cita il diario di Tolstoy, che parla dei gesti abituali che facciamo senza pensare, come pulire il divano. L'approccio di Zanatta all'osservazione è in linea con questa idea di defamiliarizzazione, un sentimento che si attiva con il processo pittorico. Per lui dipingere è una pratica che, negli anni, ha allenato e rafforzato i muscoli del suo sguardo. Con i suoi ritmi e le sue regole, la pittura modella la realtà, dando una nuova vita alle sue osservaioni e trasformandole in visioni più forti.
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Cellar Contemporary
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